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Simone Cervi – Il giovane atleta e la sua passione per il pattinaggio sul ghiaccio

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“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.  Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un lungo viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.   Lao Tse

In questo blog puoi trovare tante storie di grandi campioni, perché credo fortemente che attraverso i loro racconti, le loro esperienze tu possa trarne beneficio per costruirti la tua personale mentalità  vincente. Solo che non ti ho mai spiegato cosa vuol dire per me la parola campione. Sto per dirti qualcosa che probabilmente esce fuori dal coro.  Vedi per me  il campione non è solo colui che vince le medaglie.

Già intravedo la tua “mente” che se la ride e comincia a issare barriere di protezione. (Anche questo è allenamento mentale…osserva le tue reazioni 🙂 )

Per me, Campione è colui che lo è prima di tutto nell’atteggiamento mentale, nel modo con cui si approccia alla disciplina che pratica, nelle capacità di rialzarsi ogni qual volta cade per una sconfitta, nel mettersi in discussione, nel non sentirsi mai appagato, nell’impegnarsi a raggiungere i suoi obiettivi a tutti i costi a prescindere dal risultato che ne sarà solo la naturale conseguenza. Sono tutte abilità che puoi anche non avere tutte insieme caratterialmente ma che se vuoi, puoi allenare sviluppandole mentalmente proprio attraverso la pratica sportiva.

Ho scritto recentemente di una grande campionessa olimpica di Pallanuoto Tania di Mario,  – leggi qui l’articolo Tania Di Mario e la nuova sfida  di allenare i giovani, –  che ha un palmarès di titoli semplicemente pazzesco, accompagnata però anche da un atteggiamento mentale umile, forte e determinato che le ha permesso di essere un campione sia fuori che dentro dall’acqua: l’esempio perfetto di quando atteggiamento e risultati coincidono.

“Ok cosa c’entro io in tutto questo? “ Ti starai chiedendo…c’entri e come. Sei allenato mentalmente tutti i giorni dal contesto sociale a guardare solo i risultati e a dare importanza solo ai titoli vinti che sono sicuramente importanti, ma da soli non fanno sì che tu sia veramente un campione perché al primo ostacolo, imprevisto sbandi cadi e non ti rialzi più. La storia è piena di talenti sportivi che hanno fatto scintille all’inizio per poi spegnersi lungo il tragitto, perché non possedevano le “capacità mentali” di essere resilienti all’avversità. Di contro ci sono tanti atleti che per diverse circostanze, non riescono a vincere tante medaglie ma ciò non toglie il merito che siano dei campioni:probabilmente si stanno solo preparando per esserlo in un altra area della vita.

 Allora mi sono chiesta: come posso spiegare questa mia personale visione?

Per darti la possibilità di vedere la stessa situazione da un altro punto vista,  ho chiesto a un giovane atleta  di raccontarmi la sua storia e il suo amore per il pattinaggio artistico sul  ghiaccio. Lo so che la tua mente razionale in questo momento sta cercando disperatamente un elenco dettagliato dei titoli vinti perché vuole essere sicura che questo ragazzo abbia l’autorità di parlarti. Mi spiace deluderti, non ha vinto tanto in carriera, considerando che è ancora giovane. Non ho quindi nessuno palmarès da farti vedere, ma ho l’assoluta certezza  che ha qualcosa da insegnarti. Ho la presunzione di dirti, che se avrai l’umiltà, la resistenza di leggere fino in fondo quest’articolo e di accoglierne l’approccio, forse avrai imparato molto di più di quanto immagini. Se invece non ti interessa perché pensi che non abbia le “referenze per farlo”, stai commettendo un grave errore: stai perdendo la grande opportunità di imparare una grande lezione.

Intanto comincio con il presentarti la disciplina del pattinaggio artistico sul ghiaccio, invitandoti a vedere questo video del campione Olimpico Sochi 2014: il giapponese  Yuzuru Hanyu 

IL GIOVANE ATLETA E LA PASSIONE PER IL GHIACCIO

SimoneCervi_pattinaggioartisticoSimone Cervi giovane atleta nazionale, tra i primi cinque della sua categoria, ha appena 18 anni. Fin da piccolo quando per caso si trova ai piedi due strane scarpe con lame molto affilate, si appassiona ad uno sport  un po’ inusuale per un ragazzo della sua età, quando tutti vanno pazzi per tirare calci ad un pallone. Lui no.  Ama il calcio è un grande tifoso della Juventus, ma capisce subito che anziché gonfiare la rete di una porta, preferisce quella sensazione dello scivolare leggero sul ghiaccio che fa crescere in lui quella passione tale da innamorarsi della disciplina. L’ama nella sua totalità. Sia nel bene che nel male. Perché il ghiaccio è divertente, ti regala l’ebrezza della velocità, dell’evoluzioni acrobatiche che puoi compiere. Ma ti da anche quel senso di instabilità, di insicurezza nel non sapere mai cosa può succedere perché l’imprevisto è dietro l’angolo…sempre. Si  perché il ghiaccio alle volte ti tradisce quanto meno te lo aspetti.

Ti alleni duramente, tutti i giorni con impegno, dedizione per dimostrare tutto il tuo valore in soli 4 minuti di gara. In quei 240 secondi che scorrono accompagnati dalla forza e dal ritmo della musica, può succedere di tutto. Basta anche solo una piccola buca, un piccolo pezzo di ghiaccio che si stacca dalla pista, normale quando pattinano in tanti, che tutto il tuo lavoro viene vanificato. E non puoi scaricare la colpa su di lui. Tu lo sai benissimo. Ormai è così e hai imparato anche a conviverci.

Giornata Tipo

La giornata tipo di Simone è fatta principalmente di allenamenti sia sul ghiaccio, (tecnica, pattinata salti),  che a secco ( danza classica, ginnastica, palestra), distribuite in modo omogeneo durante la settimana. Frequenta un liceo sportivo a Milano  di Finanza e Marketing, che gli permette di poter conciliare lo studio con gli allenamenti, cosa che non potrebbe fare con altri istituti. Ammette di non passare tantissime ore sui libri se non durante i week end. Il giusto che gli permette comunque di non restare indietro con i programmi. Si rende conto però che quest’anno, essendo di maturità, dovrà cambiare metodo perché si tratta di un esame molto importante. Quando tento di provocarlo dicendogli come farà con gli allenamenti…la sua risposta è decisaVolere e potere, in qualche modo farò. So che adesso devo impegnarmi di più sullo studio e ci riuscirò”. 

A. Cosa pensano i tuoi compagni di scuola dello sport che pratichi?

S. “Beh sono praticamente il solo che faccio una disciplina strana. La maggior parte praticano il  calcio, anche se a dire il vero pur essendo un liceo sportivo, in realtà di atleti ce ne sono pochi. Ormai viene scelto perché ha quella flessibilità nella struttura che altri istituti non offrono e perché pensano di studiare di meno. Mi vedono come un diverso, perché sono disciplinato puntiglioso negli allenamenti e ho degli obiettivi. Non riesco molto a condividere questa mia passione anche con i miei compagni perché loro non  hanno obiettivi a cui ispirarsi, o sogni da realizzare e mi viene quindi difficile parlare dei miei.

A. Perché tu invece ce l’hai un sogno?

S.  (ride) “Uno? ne ho una lista infinita.  A partire da quello olimpico. Mi piacerebbe andare alle prossime Olimpiadi di Pyeongchang Corea del sud nel 2018. Oggettivamente è difficilissimo perché soltanto uno per nazione può accedere alla fase finale. In italia c’è molta concorrenza e tra i salti dovrei imparare bene a fare il quadruplo, il più difficile in assoluto da eseguire in questo momento. Tieni conto che il migliore al mondo nel suo programma ne ha ben 5  su quello libero e 2 sul programma corto, di cui uno eseguito  di solito alla fine, quando in genere si è più stanchi invece lui conclude fresco come una rosa. Io ci sto provando. Se non riesco in queste ci saranno le prossime nel 2022. Ci sono anche altri motivi per cui si tratta di un impresa impossibile. Sulla carta in questo momento non sarei neanche la riserva perché sono il quarto in lista. Inoltre mi sono scelto una disciplina veramente assurda nel senso che puoi allenarti tantissimo ma la perfezione non la puoi raggiungere mai perché c’è sempre un pezzettino di ghiaccio su cui atterrare che ti può fare cadere da un momento all’altro. Io però ci provo lo stesso. Dovrò fare bene le prossime quattro gare, e posso permettermi di sbagliarne solo una. L’obiettivo sarà centrare l’accesso alla Coppa del Mondo Juniores perché permette di acquisire punteggi anche più alti per il ranking mondiale. 

A. Quali sono i tuoi punti di forza e quelli da migliorare?

S. “Sicuramente il mio punto di forza è la disciplina, sono un gran lavoratore, mi alleno duramente. Quando mi metto in testa una cosa sono determinato a portarla avanti fino in fondo. Da migliorare invece la costanza… nel non commettere sempre gli stessi errori (ride) ci sto lavorando però.

A. C’è stato durante la tua giovane carriera, un momento difficile che ti ha fatto pensare di smettere ?

S. “Si l’anno scorso. Avevo perso la motivazione, avevo fatto delle gare disastrose e pensavo di smettere.  In più stavo male anche per colpa di un ginocchio che non voleva saperne di guarire. I miei allora hanno pensato che forse cambiare aria e ambiente mi avrebbe fatto bene e hanno avuto l’idea di portarmi a Parigi dall’allenatore che di solito mi segue durante l’estate.E così è stato. Sono andato a vivere da solo e tutto è cambiato.

A. Com’è stato l’impatto?

S. ” Bellissimo. Mi sono dovuto arrangiare a fare le cose che fanno tutti quando vivono da soli, gestire la casa, fare la spessa, allenarsi e studiare. Non era la prima volta che affrontavo un esperienza all’estero da solo perché già a 13 anni ero andato in Canada per uno stage. Sono fortunato perché vedo che spesso i miei coetani hanno difficoltà o paura anche a spostarsi da soli da una città all’altra in Italia, mentre io grazie al pattinaggio, ho potuto sfruttare quest’esperienza e quindi a Parigi ho retto bene il cambiamento. Mi sono ripreso e sono tornato felice di pattinare.

A. Perché ti piace così tanto il pattinaggio nonostante l’imprevedibilità del ghiaccio?

S. ” Perché trovo soddisfazione nel fare i salti. Quando faccio i Tripli Axel e atterro in modo perfetto, ne traggo sensazioni bellissime. Infatti non vedo l’ora di riuscire nel quadruplo… ( sorride)

A.  Hai detto che hai tanti sogni, quali sono? E cosa succederebbe se ad esempio non dovessi riuscire a raggiungere le Olimpiadi?

S. “In lista ho quello di prendere una laurea in giurisprudenza e comunque tentare di rimanere nell’ambiente del pattinaggio chissà magari anche come allenatore. Ma non è una cosa indispensabile nel senso che mi darò del tempo: se vedo che riesco bene, altrimenti sono pronto a cambiare direzione. Se non dovessi riuscire ad andare alle Olimpiadi niente pazienza…ci ho provato. Sarebbe peggio non tentare. In generale il mio obiettivo è quello di realizzarmi. Sono ancora giovane, non mi è sempre tutto chiaro, ma so che vorrò sentirmi realizzato in quello che faccio.

A. C’è invidia nel tuo sport?

S. “Tra le donne si molta. Non so perché si invidiano tutte. Tra noi maschi siamo amicissimi. Nel senso che se viene scelto il mio migliore amico piuttosto che io, non posso dire di essere contento perché mentirei, ma non è invidia. È sana cattiveria agonistica la cosa finisce lì e poi ci aiutiamo a vicenda.”

A. In cosa secondo te l’esperienza che stai facendo nel pattinaggio, ti aiuta anche nella vita?

S. ” Lo sport mi ha aiutato a impegnarmi, a non stare nella “bambagia”. L’esperienza di andare da solo a 13 anni in Canada, mi è servita tantissimo. Di questo ringrazio tanto la mia famiglia, che mi ha sempre supportato. Inoltre non sono invadenti e non mi mettono ansia.

A.Qual’è il tuo motto?

S.  “Vincere non è tutto ma è l’unica cosa che conta” Giampiero Boniperti Juventus preciso però che lo penso nel senso di dare sempre il massimo, devo fare tutto per vincere. Se non do il meglio di me…difficilmente posso riuscirci.

A. C’è un atleta a cui ti ispiri?

S. “Si non è un pattinatore. È lo sciatore austriaco Hermann Maier perché nonostante tutti gli infortuni al ginocchio che ha subito, è sempre riuscito a ritornare in pista più forte di prima. Non si arrende mai. Mi piace come spirito”

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 EPILOGO

“Mamma diceva sempre: la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.” (Forrest Gump)

Il pattinaggio, a mio modo di vedere insegna perfettamente l’arte di cadere e rialzarsi come ha fatto esattamente una grande atleta del pattinaggio italiano Carolina Kostner  –  leggi qui l’articolo su di lei  Cadere e rialzarsi

Ecco per me, Simone è un campione a tutti gli effetti perché nel suo modo di dedicarsi alla disciplina con tanta passione, nell’affrontare i momenti difficili, è riuscito ad avere la forza e il coraggio di superarli, oltre ad avere le idee ben chiare sulla differenza tra obiettivo e sogno. Non è scontato. Molti giovani alla sua età non sanno neanche cosa significhi la parola sogno e lo confondono con quello che ad esempio i loro genitori hanno pensato per loro. Non sanno che nasce dalla profondità dei loro cuori. Non si pongono neanche il problema. La maggior parte di loro non pratica neanche sport. Tra tanti però ci sono ragazzi come Simone che  hanno voglia di impegnarsi per realizzarli. E vanno supportati.

 Non so ancora quali e quante medaglia vincerà, mi auguro che siano nello sport, ovviamente, ma ciò di cui sono certa è che lui la sua medaglia nella vita…la vincerà senz’altro. Il pattinaggio sarà stato lo strumento che lo avrà allenato al meglio per preparasi alle vittorie future.

 

Grazie

Aurora

( si ringrazia  di cuore per la disponibilità   e le foto Simone Cervi)

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Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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