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Sport, Cibo & Molecole – Il triangolo del benessere fisico-mentale

Sport, Cibo & Molecole

Il triangolo del benessere fisico-mentale
Il corpo diventa ciò che sono gli alimenti, come lo spirito diventa ciò che sono i pensieri.
(Anonimo)

Margherita Granbassi e il Prof. Antonio Moschetta (foto Aurora Puccio)

Oggi ho il piacere di condividere con te i contenuti di una conferenza dal titolo Sport, Cibo & Molecole con due relatori d’eccezione: l’ex campionessa del mondo di fioretto Margherita Granbassi testimonial AIRC, e il medico ricercatore AIRC Antonio Moschetta. La conferenza si è svolta all’interno dell’evento Il tempo delle donne organizzato alla Triennale di Milano dal Corriere della Sera dove ogni anno viene sviluppato un tema principale declinato a 360 gradi su tutte le forme artistiche come scrittura, teatro, scienza, spettacolo e anche lo sport trova il suo spazio. Il tema di quest’anno era  la Felicità. Adesso.

Ti starai chiedendo per quale assurdo motivo dovresti leggere l’articolo…

Il primo perché ho impiegato il tempo per trascrivere le interviste 🙂 con l’obiettivo di offrirti il meglio degli argomenti trattati. Il secondo  è che potrai scoprire un nuovo modo i concepire il cibo abbinato allo sport nella duplice veste: agonistico e amatoriale.

Il punto focale è l’alimentazione consapevole. Aggiungo io con un approccio mentale altrettanto consapevole. Spesso è proprio quest’ultimo che manca per arrivare ad altre consapevolezze come quella alimentare, del benessere e della prestazione sportiva.

Prima di procedere però con la lettura, ti chiedo di abbandonare ogni forma di pregiudizio e di mantenere un atteggiamento di curiosità e di apertura mentale. Poi tu resterai libero di pensarla diversamente. Ma è questo l’allenamento che ti invito a fare: occorre allenare la mente ad aprirsi a nuove possibilità. Altrimenti la sua tendenza è quello di restare confinata in vecchie abitudini rischiando di chiudersi. Per questa ragione occorre confrontarsi, e conoscere cose anche lontani dal nostro consueto modo di pensare.

Solo così si è liberi veramente di scegliere con la propria testa.

Un esempio? In quante discipline, come ginnastica, ciclismo per citare solo le prime che mi vengono in mente, esistono stereotipi alimentari per cui se un campione si alimenta in un certo modo, tutti devono fare come lui?

Questa conferenza mi da l’occasione di evidenziare con un approccio scientifico, soprattutto per i più scettici, l’importanza di una nutrizione ideata su misura della persona-atleta. E questa personalizzazione riguarda qualsiasi ambito con la tendenza a “chiudere in protocolli rigidi” basati su statistiche, procedure o altro senza tener conto che ogni individuo ha un “corpo macchina” differente.  Soprattutto non è una statistica ma una persona. Pertanto un protocollo o uno stile di vita che va bene alla maggioranza della popolazione, può essere controproducente per qualcun altro.

Ho sempre creduto in questo approccio avendo sperimentato in prima persona un’alimentazione creata sul mio “corpo macchina” e non stereotipata. E ne ho tratto beneficio.

Riuscire a passare questo messaggio agli atleti sia in termini di nutrizione sia di allenamento mentale, ma anche alle persone in generale, ho scoperto essere difficile anche da parte dei ricercatori come emerso dalla conferenza. Non ti nascondo che la cosa mi ha consolato parecchio.

Ecco cosa leggerai in quest’articolo:

  • L’esperienza di Margherita che racconta la differenza tra l’essere atleta che pratica sport a livello agonistico ed essere oggi una persona che pratica attività sportiva per il benessere fisico-mentale.
  • La spiegazione scientifica del Dott. Antonio Moschetta, che con semplicità ha passato dei concetti che di seguito trasferisco
Allenamento e pratica sportiva… sono due cose diverse

Margherita Granbassi parlando del dopo carriera racconta: «Quando gareggiavo pensavo che mai più avrei praticato sport una volta appeso il fioretto al chiodo. Lo sport è sofferenza, emozione. Pensavo fosse impossibile viverlo senza lo stimolo di un obiettivo sfidante capaci di riprodurre emozioni difficilmente replicabili in altri contesti.

Mi sono dovuta ricredere. Quando mi viene chiesto se mi alleno rispondo: No. Non mi alleno più. Adesso pratico sport.” Sono due cose completamente diverse. Per allenamento intendo seguire un metodo, certe indicazioni, degli orari prestabiliti in cui svolgere l’attività fisica, organizzare la vita in funzione della stagione agonistica. Adesso per me praticare sport significa farlo per piacere, sperimentare cose nuove, grazie alle quali ho scoperto di stare meglio e di superare alcune mie paure.

Ad esempio soffro di vertigini e ho provato l’arrampicata. Vado a correre che non mi faceva impazzire quando ero un’atleta. All’inizio e tutt’ora sono pigra. Ma ogni volta che concludo la mia sessione sono felicissima, carica e pronta per cominciare la giornata.

Scegliere l’ora in cui praticare sport è soggettivo. Io preferisco al mattino presto e cerco un ambiente confortevole al contatto con la natura. Mi sono accorta che migliora la mia giornata perché mi sembra di essere più intelligente (ride). Nel senso… il movimento mi aiuta a sviluppare nuove idee. Anche troppe. Dovrei tenere traccia perché poi me ne dimentico la metà. Nell’arco della giornata mi sento più produttiva e ovviamente incide anche l’alimentazione.

In quest’ambito non mi piace avere delle regole. Ma posso dire che durante la mia carriera c’è stato un momento in cui mi sembrava di restare ferma. Pur essendo migliorata tecnicamente non avevo ancora ottenuto il risultato della vita. Ho quindi cambiato una serie di cose come farmi seguire da un preparatore atletico e seguire un’alimentazione mirata. In quel quadriennio ho prodotto i migliori risultati di tutta la mia carriera. Mi sentivo più leggera, con più energia. Più sicura e mangiavo con gusto. Inoltre era aumentata anche la mia autostima perché riuscivo a controllare la mia “smania di mangiare”. Soprattutto dolci.»

La spiegazione scientifica 

Il libro sul metabolismo scritto dal Dott. Antonio Moschetta Ed. Mondadori

A questo punto interviene il Dott. Antonio Moschetta per collegare quanto descritto dalla campionessa con la ricerca scientifica sull’alimentazione. Racconta:

«Io partirei dalle tre parole chiavi pronunciate da Margherita:autostima, gusto e felicità. Sono gli ingredienti perfetti per lo stato di salute della persona.

Fino al 2003 gli studi sul sequenziamento del DNA umano portavano a pensare come tutto fosse scritto nel DNA. Invece, con la chiusura del progetto sul gene umano condotto dal Prof. Dulbecco, si è scoperto trattarsi solo di una parte del libretto di istruzioni di cui tutti siamo dotati per garantirci un vita sana. Ci sono tanti fattori che incidono. Fra questi lo sport, lo stile di vita e l’alimentazione

Il nuovo concetto che oggi vorrei passarvi riguarda il metabolismo inteso come energia individuale. Praticare una tipologia di sport è basilare. Ma non possiamo trasmetterlo a tutta la popolazione. Il fattore più importante è la sartorialità. Prendendo come spunto la storia sportiva di Margherita ognuna delle sue colleghe avrà avuto una sua modalità per praticare scherma.

Per interagire con il nostro DNA attraverso la pratica sportiva e la nutrizione occorre partire dal concetto di sartorialità. Cioè dalla necessità di personalizzare in quanto ogni individuo ha un corpo macchina differente.

Il tema di oggi non è più la Medicina di Precisione. Ma lo stato di salute individuale. Faccio un esempio. Un piatto di spaghetti al pomodoro avrà effetti diversi in ogni individuo. E per ciascuno produrrà energia differente a secondo se viene mangiato alle 12:00, alle 16:00 e così via.

Si sono aperte strade nuove su come in nostri ormoni comunicano accendendo o spegnendo i nostri geni, in base a ciò che mangiamo e all’orario.

Una recente scoperta su i Biomaracatori, che dimostra quanto appena detto, ci dice come il punto di partenza deve essere la classificazione della persona.

Se l’energia introdotta è bilanciata, nel nostro organismo ciò che occorre osservare è se la circonferenza vita, cioè quel tessuto adiposo che si forma all’interno della pancia sia in stato di accumulo sottocute, ( la parte bianca per capirci) ed è pericoloso, oppure all’interno dell’addome allora si è in equilibrio. Nel primo caso si crea un ambiente dove può svilupparsi una malattia tumorale e diventare aggressiva. Ecco perché cominciamo a usare il termine stato di salute non di nutrizione.

Il nuovo concetto non è il cibo o lo sport che possono curare la malattia. Il messaggio corretto oggi, emerso da un importante studio americano epidimiologico sul tumore della mammella ha dimostrato che ha parità di tumore che presente identiche caratteristiche inun soggetto corre a 100Km all’ora e in un altro a 900Km l’ora. Il tumore sembra identico ma viene spinto dall’organismo più velocemente. In termini di cura una donna con obesità ha una percentuale più bassa di circa il 35% di rispondere bene alle terapie.

La scienza ci dice che un ritorno allo stato di salute attraverso protocolli di stile di vita rivolti a mantenere un buon esercizio fisico, garantisce la possibilità di curarsi di più.

L’obiettivo di noi ricercatori è quello di portare la medicina fuori dagli ospedali per trasmettere messaggi a chi pensa di essere sano, che in realtà deve fare qualcosa per tornare indietro e stare attento.

L’esercizio fisico, la nutrizione, l’ambiente, accendono e spengono i nostri geni.

Ma come si fa a tornare indietro?

I nostri due “cervelli”

Lo studio del metabolismo ci dice che gli ormoni dell’intestino, perché tutto parte da lì, dal nostro secondo cervello così come viene definito. Come diceva Margherita quando ha cambiato alimentazione le sembrava di volare nella pedana. Vuol dire che lo stato di salute del suo intestino era buono.

I mass media tendono a creare allarmismi sull’alimentazione. Alcuni alimenti per soggetti affetti da patologie, sono dannosi. Ma ciò non vuol dire che lo stesso vale per un individuo sano. »

La dieta migliore e il digiuno

«La scienza ha dimostrato come le uniche diete che assicurano un buona qualità di vita sono due:

la dieta mediterranea e quella di Okinawa, che prende nome dall’omonima isola giapponese dove gli abitanti sono i più longevi al mondo. Sottointeso associato sempre all’esercizio fisico.

Qualsiasi cosa tenda a sostituire i cibi della dieta o l’esercizio fisico è sbagliata. Cioè pensare di sostituire la dieta con gli integratori è sbagliato. Significa andare contro ciò che la storia scientifica ha già dimostrato. Ci sono poi l’eccezioni per quei soggetti con patologie dove l’integrazione alimentare è una necessità. Ma il concetto errato è la sostituibilità

Altra domanda fatta dalla platea  riguarda l’utilità del digiuno. Questa la risposta del ricercatore:

«Lo spiego con una storia. Una volta, quando si lavorava nei campi, ci si alzava presto al mattino e il primo pasto della giornata era la colazione. Poi si pranzava intorno alle 16:00 del pomeriggio. Dopo di che nessun cibo era introdotto, fino al giorno dopo. Ecco perché erano più sani.
Perché per natura, è inutile introdurre energia durante la notte in quanto lo stomaco spende a sua volta energia per elaborare il cibo e non potendolo sfruttare anziché trasformarlo in glucosio ( energia utile) lo trasforma in grassi che si vanno a depositare nel tessuto adiposo.

Cioè quel digiuno di circa 8-10 ore era funzionale per la salute del nostro organismo.

Oggi, con lo stile di vita che conduciamo, è impensabile rispettare i ritmi circadiani

Ad esempio chi fa i turni di notte ma mantiene gli orari alimentari della famiglia sbaglia perché dovrebbe seguire un ritmo diverso.

Alcune discipline come il judo praticano il digiuno due giorni prima delle competizioni per far perdere peso all’atleta. Anche qui è sbagliato l’approccio perché con un alimentazione programmata non occorre praticare il digiuno. Anche perché, se parliamo di performance, è anche errato in quanto l’atleta non perde peso ma massa muscolare.

Il mio sogno è che venga inventato uno strumento accessibile a tutti che segnali, finito di mangiare, quali biomarcatori gli ormoni hanno acceso per capire se ciò che sta mangiando e l’orario sono giusti per lui. »

L’approccio mentale consapevole

A questo, come dicevo all’inizio, occorre aggiungere un approccio curioso e consapevole che le cose non sono scritte “sulla pietra”. Lo stesso ricercatore ha sottolineato più volte come in caso di sviluppi in nuove ricerche che porteranno ad abbandonare questa sua tesi, è disposto a rimettere tutto in discussione.

Cioè tutto è mutabile nel tempo e la curiosità rimane l’unica via per non restare chiusi in convinzioni sociali duri a morire.

E queste convinzioni o credenze sociali, culturali, sono ben radicate nel nostro inconscio. Ecco perché facciamo fatica ad accettare tutto ciò che è nuovo. Ma se siamo predisposti ad aprirci abbiamo il vantaggio di restare liberi nella scelta.

Il presupposto essenziale da capire è la sartorialità. Ogni individuo è diverso. Per cui se vuoi prendere spunti dai campioni su nutrizione, routine pre-gara, attrezzatura, fai pure. Ma ricordati: come dico sempre, è inutile possedere la super bici di Vincenzo Nibali, gli sci di Sofia Goggia pensando che l’attrezzatura ti faccia vincere. O peggio ancora copiare la routine di Rafael Nadal. Il tuo corpo macchina è diverso. Il tuo sistema psico-fisico è diverso. Così come l’allenamento, la struttura del corpo e l’alimentazione.

Tu sei unico e se continui a copiare gli altri senza pensare all’unicità del tuo corpo-macchina, ai voglia di sperare di raggiungere i risultati.

Buon allenamento consapevole 🙂

Grazie

Aurora

(foto archivio personale e altre immagini tratta da google)

 

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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