” A volte per rialzarsi in piedi non servono le gambe”
Alex Zanardi
Per gli amanti degli sport silenziosi sono ancora vive le immagini degli atleti che hanno da poco disputato le Olimpiadi di Rio, evento ormai entrato nella normalità di cui anche i più distratti ne apprendono qualche notizia. Durante questo periodo è bello scrutare in giro i commenti di chi si appassiona alle loro gesta, dimostrando sincero interesse nel seguire le loro imprese. Ma ogni medaglia ha anche il suo rovescio per cui ci sono anche i commenti di intenditori improvvisati per l’occasione prestati da altri sport che criticano e giudicano le prestazioni di schermitori, lottatori o tiratori avendo la presunzione di dire la loro su una disciplina che guardano ogni quattro anni. Si sa, l’Italia è un paese di commissari tecnici, fa parte della mentalità sportiva attuale, nella quale la parola obiettività sembra sia scomparsa dal vocabolario.
Una volta non non c’era tutta questa attenzione mediatica tra i social e diffusione in tv. Per fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, grazie al business – sempre lui – che si è impossessato anche delle Olimpiadi, finalmente si ha una più larga diffusione. Per una ventina di giorni anche gli atleti di discipline poco conosciute, possono far vedere che al mondo esistono anche loro. E non fa niente se poi ricadono nell’oblio, tanto ci sono abituati. Loro gareggiano per il sogno di una vita: vincere la medaglia d’oro ed essere campioni olimpici, una gloria che solo in pochi riescono a raggiungere.
La stessa strada, seppur a rilento, viene seguita dalle Paralimpiadi la cui prima edizione in realtà si svolsero a Roma nel 1960. Soltanto a partire dalle ultime edizioni, soprattutto grazie a quella di Londra 2012, stanno riscuotendo un certo interesse mediatico che fa bene a tutto il movimento e non solo.
Si perché guardare le Paralimpiadi significa abituarsi all’idea che ci sono persone senza gambe, senza braccia, non vedenti, in sedie a rotelle, che nonostante tutto, hanno sempre il sorriso e la battuta pronta, la maggior parte delle volte condita da autoironia. Che superano ogni difficoltà e che rispetto ad altri non si lamentano perché a loro non piace questo tipo di “sport” molto in voga nella società odierna. Sanno come superare i limiti ed è questo il più grande insegnamento a cui tutti dovremmo prestare attenzione anziché soffermarci sulla “disabilità”. Come scrive il giornalista Claudio Arrigoni in questo articolo dal titolo Paralimpiadi Rio 2016 l’abilità di cambiare i giochi, gli atleti paralimpici non sono disabili, anche perché per come la penso io, se cosi fosse lo saremmo tutti visto che ci sono altre tipologie di disabilità…quelle interiori di cui tutti, nessuno escluso è provvisto. Semmai è bello dire che gli atleti paralimpici hanno delle abilità. Esse rappresentano i loro punti di forza e possono diventare anche i nostri se solo abbiamo la curiosità di seguirli.
Prima di passare ai motivi per cui un bambino dovrebbe guardare le Paralimpiadi, vorrei che insieme a lui guardassi questo video. Ti raccomando…non andare di fretta.
Bello vero? Emozionante e con un messaggio molto forte: tutto è possibile. Occorre semplicemente trovare soluzioni alternative per come suonare una chitarra, un pianoforte o ballare il tip tap.
DIVERSITÀ VS NORMALITÀ
La nostra ricchezza è fatta dalla nostra diversità: l’altro ci è prezioso nella misura in cui ci è diverso.
(Albert Jacquard)
– Perché essere diversi è normale. Non è l’amputazione di un braccio, il colore della pelle o la cecità che differenza perché tutti abbiamo in comune il fatto che siamo delle PERSONE. Se fin da piccoli ci si allena che tutto ciò che vediamo diverso dal normale non deve farci paura ma fa parte della vita, allora cresceranno uomini con una sensibilità maggiore che vivranno la diversità come un valore aggiunto.
– Perché quando si dovranno relazionare con altri bambini o adulti sapranno come farlo, senza avere pregiudizi o peggio ancora compassione perché tutto sarà diventato normale
– Perché la cosa buffa in realtà sai qual’è? Che i bambini le sanno già tutte queste cose:-). I bambini con la loro semplicità, sanno perfettamente entrare in comunicazione empatica con persone paraplegiche, autistiche, o amputate che siano. Con la loro innocenza, fanno solo domande perché sono curiosi e vogliono conoscere la loro storia ma non per giudicarli o compatirli. Vogliono capirli di più per trovare un modo alla fine di giocare con loro.
Anche tu una volta sei stato bambino… quindi, per logica, queste sono tutte competenze che già possiedi, solo che te ne sei dimenticato. Adesso che lo sai puoi allenarti a ripristinare tale abilità mentali cominciando a guardare le Paralimpiadi insieme hai piccoli maestri e per favore…osservali bene perché saranno loro ad indicarti al strada giusta. A te la scelta!!!
p.s. Ti ricordi quando eri bambino quanti bellissimi sogni avevi ed eri sicuro di poterli realizzare? Ecco…pensaci 🙂
Ti lascio con questo video in modo tale che da subito tu possa cominciare l’allenamento verso una nuova “normalità” fatta di diversità perché alla fine…siamo tutti diversi e aggiungo…meno male pensa che noia se fossimo tutti uguali 🙂
Se ti è piaciuto l’articolo, ti chiedo di condividerlo sui social. Contribuirai alla diffusione della cultura che la diversità è la normalità.
grazie
Aurora
(immagine tratta da Google )
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