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Maddalena Musumeci: Scuola e Sport due mondi in cerca di dialogo – Il punto di vista della campionessa olimpica Oro Atene 2004

MaddalenaMuscumeci_ScuolaSport_coaching

“Ogni problema ha tre soluzioni: la mia soluzione, la tua soluzione e la soluzione giusta”.
Platone

Scuola e Sport due mondi in cerca di dialogo, come se fossero gli avversari di una partita invisibile che è la vita. Invece sono i lati di una stessa medaglia poiché entrambi, in modo diverso e complementare, contribuiscono alla formazione dei giovani. Eppure, ancora oggi si assiste a notizie come quella apparsa recentemente sulla Gazzetta dello Sport, dove un giovane atleta ha dovuto rinunciare al sogno di una finale nazionale, perché coincidente con una verifica di matematica. Mentre i compagni di classe erano disposti a spostare la data, l’insegnante non ha voluto sentire nessuna ragione. Così la squadra ha dovuto rinunciare al suo miglior giocatore e, posso solo immaginare in che stato d’animo sia il ragazzo che i suoi compagni hanno vissuto questa giornata.  Non si discute assolutamente l’importanza dello studio. Quello che invece vorrei mettere in evidenza è l’approccio mentale alla situazione che fa la differenza. Come racconta un grande allenatore di pallavolo Julio Velasco, quando arrivò la prima volta in Italia, ogni sua richiesta veniva considerata un problema e le risposte erano sempre le stesse “No, non è possibile”. Fino a quando ogni volta dimostrava che c’era un’alternativa. C’è quindi chi per schema mentale vede solo problemi, chi invece cerca di trovare soluzioni che portino ad un compromesso accettabile. Per questo motivo, ho messo a tua disposizione il punto di vista di un ex atleta di altissimo livello come Maddalena Musumeci che ha vissuto in prima persona quest’esperienza, e quello di una professoressa di matematica Paola Colombo che a sua volta si trova spesso a gestire in classe atleti di alto livello o  giovani che praticano per passione sport agonistico.

IL PUNTO DI VISTA DI MADDALENA MUSUMECI, CAMPIONESSA OLIMPICA ATENE 2004 con il SETTEROSA

Un oro olimpico, due mondiali, quattro europei, sei Champions Cup, una Supercoppa Len, dieci scudetti e una coppa Italia.  Maddalena Musumeci è una delle atlete più decorate nella storia dello sport italiano. Eppure anche lei, come il giovane atleta dell’articolo ha dovuto fare i conti con una mentalità stereotipata dove lo sport viene visto come fonte di distrazione e perdita di tempo, anziché come strumento di crescita personale.

Maddalena Musumeci Setterosa

 Nonostante una carriera di altissimo livello molto impegnativa, Maddalena, come tanti suoi illustri colleghi,  è riuscita a laurearsi in Scienze del Servizio Sociale, che rappresenta la sua passione.  E’ una persona molto riservata con uno sguardo che trasmette tanta serenità. Quando però mi trovo a parlare con lei di argomenti che le stanno a cuore come questo, i suoi occhi si trasformano in occhi di tigre, come quelli che aveva quando era in vasca con le sue compagne e sorelle di squadra del Setterosa a lottare per le medaglie.

Mi racconta che non le va proprio giù che ancora oggi gli sportivi vengano penalizzati. Sembra incredibile ma lei  stessa quando ha cominciato la sua carriera nel 1995 durante il periodo della maturità, era costretta, a nascondere a insegnanti e compagni di classe, il fatto che praticasse pallanuoto. Mi spiega che quando c’è un atleta a livello agonistico che occupa la maggior parte del suo tempo per allenarsi,  nell’organizzazione della giornata deve pensare a gestire il tempo per se stesso, per lo studio e per lo sport.  In tutto questo non c’è ad oggi una figura che possa accompagnare i ragazzi in questo percorso di presa di consapevolezza. Anziché portarli d’esempio, renderli testimoni e far vedere agli altri che  si può fare: conciliare studio e sport, nonostante le sei ore di allenamento, anche  se chiaramente ciò risulta molto difficile, vengono ostacolati. Logicamente si va più lenti, ma ciò non preclude la possibilità di portare avanti scuola e sport con ottimi risultati.

E’ da oltre vent’anni che se ne parla e Maddalena, avendo lei stessa una figlia, si augura che il giorno i cui praticherà una disciplina, non si ritrovi nelle stesse condizioni. Queste le sue parole oltre che dettate dall’esperienza di atleta, anche da allenatrice dei settori giovanili:

“Io non dico che uno sportivo deve essere portato avanti a prescindere  perché fa sport o deve essere giustificato dal non studiare. Perché poi molti pensano che sia questo il motivo nel creare una scuola specifica con indirizzo sportivo. L’idea è quella di accompagnare il ragazzo attraverso un percorso che lo metta in condizione di prendere consapevolezza del fatto che lui sta prendendo una strada comunque difficile. Una strada dove ci vuole impegno, in cui si devono fare delle rinunce. Aiutarlo a imparare a organizzarsi il tempo in modo efficiente tramite una figura che possa far dialogare,  la scuola, lo sport e la famiglia, perché capita spesso che la società sportiva non comunichi con la scuola e viceversa, oppure il genitore che parla con il professore ma non si comprendono. Qui si verifica spesso il famoso Drop out ossia l’abbandono della pratica sportiva, perché quando i professori affermano che il ragazzo va male a causa dello sport, e ci sono genitori che non ne approfondiscono i motivi o che non hanno gli strumenti per organizzarsi, questi ragazzini smettono perché gli viene dato un “out-out”. Quanti talenti stiamo perdendo in questo modo?

Proprio a questo proposito dal prossimo anno, grazie alla creazione di un progetto di cui sono testimonial, il Campus Don Bosco di Catania, attiverà il liceo scientifico ad indirizzo sportivo, che prevede la figura del solution manager ovvero una persona che faccia da punto di incontro, tra le maggiori agenzie educative : famiglia, scuola e società sportiva.  La figura del ragazzo studente-atleta è centrale, e sarà guidato verso la presa di conscienza dandogli un supporto concreto per poter realizzare i propri sogni sportivi senza per questo rinunciare allo studio”.

Aggiungo, per un discorso di par-condicio, che un’altra causa di abbandono della pratica sportiva comprovata dalle statistiche, è dovuto anche alle stesse società sportive, agli allenatori e al modo in cui i giovani atleti di oggi sono sottoposti a pressioni inutili per la loro età che di fatto non gli permettono di divertirsi e contribuiscono alla scelta di abbandonare la disciplina.

IL PUNTO DI VISTA DELLA PROF.SSA PAOLA COLOMBO, INSEGNANTE DI MATEMATICA

Conosco Paola per caso durante un evento sportivo e appena scopro che insegna matematica penso quanto sia magica questa vita, visto che stavo preparando la struttura di quest’articolo e stavo proprio pensando che sarebbe stato bello avere il parere di un professore. Poiché amo il confronto in quanto c’è sempre da imparare, mi avvicino per chiederle un parere su quest’argomento timorosa della risposta che mi sarebbe arrivata. Invece con enorme piacere, scopro un insegnante fuori dai soliti schemi. Mi racconta che secondo lei i ragazzi non dovrebbero scegliere tra studio e sport. Ci sono altre soluzioni come ad esempio pianificare le interrogazioni e i compiti in classe, dandogli un supporto concreto. Le capita spesso di avere in classe atleti di alto livello. Soprattutto sono atleti che praticano sport cosiddetti minori, quindi non è che possono comunque aspirare a una carriera con grossi guadagni. Sicuramente sono trascinati prima di tutto dalla passione. Così è successo in passato che appoggiata anche da altri insegnanti, si cercasse di aiutare questi ragazzi con una pianificazione personalizzata in base agli allenamenti e alle gare.

sport e scuola_auroramentalcoach

In altre casi invece, con dispiacere si è dovuta scontrare con i colleghi che concepiscono lo sport come una perdita di tempo. Ha visto purtroppo sotto i suoi occhi tanti atleti di talento smettere per poter studiare e si chiede come oggi  in Italia, nonostante questi ostacoli, ci siano ancora giovani che con tanta fatica comunque riescono ad andare avanti e vincere medaglie importanti. Lei stessa è stata una sportiva, quindi si rende perfettamente conto dello stato d’animo dei ragazzi. Mentre in altri paesi del mondo come Cuba ad esempio esistono scuole specifiche per lo sport oppure come i famosi college americani, strutturati in modo tale da intrecciare scuola e sport, in Italia ancora siamo indietro anni luce. Secondo la sua opinione, basterebbe un po’ di buon senso e soprattutto di maggior elasticità mentale, per creare un protocollo semplice ed efficace,  che permetta a questi ragazzi di non rinunciare ai loro sogni e di avere comunque un titolo di studio per il dopo carriera.

EPILOGO: LO SPORT ALLENA ALLA VITA
“I campioni sono quelli che vogliono lasciare il loro sport in condizioni migliori rispetto a quando hanno iniziato a praticarlo”. 
Arthur Ashe tennista

Se smettessimo una buona volta di pensare in modo separatista e cominciare a vedere le cose da altre angolazioni, noteremo che tutto è connesso.

Una persona abituata  a praticare sport impara la disciplina, a superare le difficoltà, a conoscere il significato della parola sacrificio e queste sono delle competenze che poi vengono trasferite anche in altri ambiti come il lavoro e lo studio.
 Una persona che studia, impara a costruirsi una sua visione del mondo, e a scegliere ciò che è giusto o sbagliato per se stesso.

Forse qualcosa comincia  a muoversi proprio nella direzione esposta sia da Maddalena Musumeci che della Prof.ssa Paola Colombo. Sembra infatti da quest’articolo pubblicato dal MIUR ( Ministero dell’Istruzione e dell’Università della Ricerca) che quanto meno si sia compreso l’importanza di trovare una soluzione. Occorrerà del tempo sicuramente prima che diventi una cosa normale. Nel frattempo si spera nel buon senso degli operatori del settore, di venire incontro ai giovani aiutandoli a realizzare il loro sogni senza per questo rinunciare alla scuola o allo sport.

Lo studio è importante perché ti da la conoscenza e serve ad allenare i “neuroni” della nostra MENTE
Lo sport invece serve al nostro CORPO per stare in movimento e creare benessere fisico-mentale.
MENTE-CORPO un dualismo che diventa tutt’UNO perché tu hai bisogno di entrambi per vivere la tua vita al meglio che puoi.

Se non credi che lo sport sia connesso con altri mondi e sia uno strumento di vita, ti invito a leggere i seguenti articoli tratti da questo blog ” C’è un messaggio per te”.

Sport e Autismo Sport e Teatro Lo sport è una questione di mentalità Genitori senza gloria nello sport

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Grazie

Aurora

( immagini Google)

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
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