image IL MOMENTO TOPICO DELLA PRESTAZIONE image LETIZIA PARUSCIO – LA VITTORIA INVISIBILE DEL GIOCO INTERIORE

MENTAL COACHING – Quando Ali cambiò la storia delle convinzioni nel pugilato

mental coaching pugilato

MENTAL COACHING

Quando Ali cambiò la storia delle convinzioni nel pugilato

 di Aurora Puccio
Vola come una farfalla pungi come un ape  – Muhammad Ali

Ogni sport ha le sue convinzioni e credenze ben radicate tramandate da generazioni e dure da lasciare andare perché ormai ben installate nell’immaginario di ogni praticante di quella disciplina.

Col passare del tempo però diventano limitanti. Soprattutto rafforzano una “chiusura mentale” che, come la combinazione dimenticata di una cassaforte, preclude ogni contaminazione esterna. E te ne accorgi nel momento in cui entri in contatto con qualcuno fuori dai soliti schemi e rifiuti con rigore ogni possibilità di confronto perché hai paura di uscire dalla credenza: tutti fanno così.

Ecco qualche esempio per chiarire il concetto.

Prendiamo l’americano Dick Fosbury campione olimpico a Città del Messico 1968 nella specialità del salto in alto con una tecnica che poi prese il suo nome, Fosbury appunto, da tutti oggi conosciuta e praticata.  Consiste nello scavalcare l’asticella di schiena e non in avanti come fino a quel momento si era sempre fatto.  In questo breve video di circa un minuto, puoi vedere tu stesso la differenza tra le due modalità. Forse quella di Fosbury può essere ad oggi considerata la principale rivoluzione mai avvenuta per una specialità olimpica.

Se quella di Fosbury è un’innovazione di carattere tecnica ci sono anche quelle legate alla tattica e alla strategia. Come quella usata nel 1989 al Roland Garros da un giovanissimo e ancora sconosciuto Michael Chang contro il numero uno al mondo Ivan Lendl. Non so se oggi sia cambiato qualcosa. Non credo. Ma in quegli anni non c’era scritto da nessuna parte che non si potesse battere il servizio da “sotto” e non da sopra come tutti i tennisti facevano.  Complice l’incoscienza della giovane età, appena 17 anni e la posizione di colui che non ha nulla da perdere perché tecnicamente inferiore e inesperto rispetto all’avversario, Michael Chang si gioca una carta completamente fuori dagli schemi. Al servizio, in un preciso punto del match, quando il suo corpo comincia a dare segni di cedimento, inizia a servire da sotto mandando su tutte le furie l’uomo più forte al mondo che, irritato dalla strategia di Chang, si dimentica di essere il numero uno del ranking mondiale e accecato dalla rabbia, perde il controllo del suo gioco lamentandosi con il giudice di sedia e consegnando l’insalatiera a un incredulo ragazzino americano: il più giovane vincitore del Roland Garros di sempre.

Ai fini del regolamento Chang non stava violando nessuna regola. Tutti i tennisti però, per consuetudine, non si sognerebbero mai di fare una cosa di questo tipo. Semplicemente perché la convinzione, e non il regolamento, ti sta dicendo che non si deve fare.

Adesso però entriamo di più nel dettaglio  su questo tipo di approccio prendendo spunto da una grande storia di pugilato: l’incontro epico tra George Foreman e Muhammad Ali nota con il nome della Grande Sfida.

SPORT E TEATRO: LA GRANDE SFIDA – Storia dell’epico incontro tra George Foreman e Muhammad Ali

(spettacolo  teatrale andato in scena presso la palestra Heracles Gymnasium di Milano )

C’è un pianoforte, una libreria, un salotto, la zona pugilato.  Non c’è divisione tra teatro, musica classica, jazz e boxe. 
Renato De Donato – pluricampione italiano superleggeri presidente Heracles Gymnasium

BoxRec: Renato De DonatoL’opportunità di approfondire quest’argomento mi viene data da uno spettacolo teatrale meraviglioso, La grande sfida, visto qualche sera fa a Milano presso la palestra Heracles Gymnasium di Renato De Donato pluricampione italiano di pugilato categoria superleggeri, con la passione per l’arte. Come del resto lo è anche il pugilato e lo sport in generale.

La  sua filosofia di coniugare lo sport con altre forme artistiche nasce dal desiderio di creare un luogo dove corpo e mente possano integrarsi attingendo da un concetto nato proprio nell’antica Grecia.

Infatti, come viene spiegato sul sito Heracles Gymnasium,  in origine il gymnasium era il luogo  dove i giovani si esercitavano, nudi, nei giochi atletici, e in seguito anche centro di educazione spirituale e di ritrovo, in cui si tenevano banchetti, feste, rappresentazioni teatrali, lezioni, conferenze. Elemento essenziale per la riapertura di un antico ginnasio è la presenza di attività artistiche performative all’interno dello stesso spazio dove si pratica attività sportiva. Rendendo omaggio alla cultura che è stata la genesi di quei valori sportivi considerati universali,

Il palinsesto e’ suddiviso mediante l’utilizzo simbolico dei trofei assegnati agli atleti durante i giochi Panellenici.

Rispolverando la storia, Heracles Gymnasium si propone di far riemergere riti e celebrazioni sportive dimenticate; infatti oltre alla Corona di Ulivo di Olimpia (attualmente utilizzata per celebrare l’oro olimpico) vi era la Corona di Aghi di Pino dei Giochi Istimici, la Corona di Prezzemolo per premiare gli atleti dei Giochi Nemei, la Corona di Alloro per render prestigio ai vincitori dei Giochi Pitici.

Liberamente tratto dal romanzo di Normal Mailer La sfida, il monologo è stato scritto da Mattia Fabris con l’emozionante interpretazione dell’attore Carlo Orlando e il supporto in scena dell’attrice Eva Cambiale.

Un monologo difficile tecnicamente per l‘alta concentrazione richiesta nel modulare i cambi di scena, di intensità interpretativa  previsti da Mattia Frabris che ha dato un ritmo alla storia incalzante alternando, con dei flash back ben strutturati, la descrizione dettagliata dell’incontro con i momenti che li precedono; partendo dalla settimana prima del fatidico giorno fino agli istanti che precedendo l’inizio ufficiale.

Perché sul ring, come nella realtà dn ogni disciplina, non ci sono solo Foreman e Ali nel ruolo di pugili così come siamo abituati a vedere gli atleti.

Dietro quelle maschere ci sono delle persone, con i loro pensieri, le loro preoccupazioni, la rabbia, la violenza. La loro storia e la motivazione. Per Ali si trattava di chiudere un cerchio, di riprendersi il titolo dopo aver subito l’allontanamento dal ring. Per Foreman il ribadire di essere il più forte perché fino a quel momento non aveva perso neanche un incontro. Forse, mia supposizione, è stato proprio questo l’errore più grave di Foreman: delegare le sorti del match alla sola forza fisica mentre Ali, sapendo di non poter competere su questo fondamentale, scelse la strada della strategia mentale.

CONTESTO STORICO

Il dittatore della neo-nata Zaire, Mobutu  volle a tutti i costi ospitare questo incontro, sicuro che gli avrebbe dato una risonanza mediatica internazionale rinforzando così, agli occhi di tutto il mondo, il suo potere nel paese africano .  In più era sotto intesa anche una lotta tra due modi di pensare differenti: entrambi i pugili sono americani e di colore ma Foreman privo di qualsiasi interesse per l’umanità, mentre Ali sfruttava le conferenze stampe anche per trattare temi esterni al pugilato. Come ad esempio la guerra in Vietnam a causa della quale, rifiutandosi di arruolarsi perché contrario, gli fu impedito di competere per tre anni. L’incontro con Foreman sanciva il suo ritorno sul ring e per una lunga serie di ragioni, non era per niente il favorito.

 ALI CAMBIA LA STORIA DELLE CONVINZIONI NEL PUGILATO

mental coaching sport teatroDato per scontato che entrambi si siano preparati fisicamente e tecnicamente all’incontro, dal punto di vista strategico mentale è curioso osservare come Foreman usava tutta la sua concentrazione per richiamare a se  e preservare ogni goccia di violenza da scaricare con i suoi  pugni micidiali capaci di mettere KO un uomo. Persino di ucciderlo.

Al contrario Ali, di sette anni più vecchio e con uno stop lungo tre anni, era stanco di affinare la velocità dei sui pugni e si allenò sulle “parole” e su altre strategie segrete che colsero di sorpresa persino il suo allenatore.

A proposito di KO nel pugilato è il nome tecnico con il quale si indica il pugile a tappeto che non riesce a rialzarsi entro i dieci secondi contati dall’arbitro. Nello specifico, dal punto di vista mentale, questo stato viene chiamato in medicina…stato di coma, mentre nel pugilato KO è il momento in cui MENTE e CORPO sono totalmente fuori SINCRONIA e pertanto l’atleta non è in grado di proseguire l’incontro.

Dall’istante in cui entrambi i pugili  furono chiamati dall’arbitro per la presentazione di rito, fino a quando Foreman non crollò a tappeto alla sesta ripresa, Alì non smise di provocarlo con frasi del tipo:

“George mi deludi, non mi fai male, George, è tutto qui quello che sai fare? Dai, George, non sai fare di meglio?”

Immagina adesso un omone grosso e forte come Foreman sentirsi  prendere in giro in questo modo inaspettato che alimenta in lui la rabbia per disintegrarlo.

La strategia di Ali, fuori dagli schemi però era solo all’inizio.

Alla prima ripresa  Ali portò a segno una serie di dritti sul volto di Foreman da lasciare a bocca aperta tutti i giornalisti. Nel pugilato non si fa. Non si inizia mai usando il dritto alla prima ripresa e per di più con un campione del calibro di Foreman. Non si deve fare. Piuttosto si aspetta qualche ripresa. Di certo non alla prima.

Immagina il corto circuito provocato da Ali al suo avversario nel gestire una situazione imprevista. Si perché nel pugilato, se si inizia alla prima ripresa con una serie di dritti, si lascia automaticamente scoperta tutta una parte di bersaglio facile per la controparte.

Non una volta. Ma più volte Ali lancia una serie di dritti portati a segno sul viso di Foreman che ci impiega un po’ prima di capire che razza di matto avesse di fronte. Pensiero condiviso con i giornalisti a bordo ring i quali increduli si scambiano fra di loro opinioni a riguardo per essere sicuri di non essere loro i pazzi.

Il meglio della strategia mentale messa in atto però da Ali ancora dove arrivare.

Per le successive quattro riprese, infatti, Ali decise di mettersi da solo alle corde e subire la furia omicida dei colpi di Foreman. Anche questa azione non è vietata dal regolamento. Ma nel pugilato, fino a quel momento, per convinzione non era una strategia da prendere mai in considerazione.

Invece, grazie alle corde che gli facevano da ammortizzatori, Alì riusci ad assorbire tutti i colpi violenti dell’avversario incitato dallo lui  stesso, attraverso parole di derisione,  a colpire ancora più forte.

Quattro riprese dove Ali danza da una parte e l’altra del ring per godere della collaborazione delle corde trasformando un punto notoriamente di svantaggio in un punto di forza e alleata strategica per indebolire un Foreman che, incalzato anche dalle continue frasi provocatorie, esaurisce ogni goccia di energia concretizzando l’obiettivo di Ali  alla sesta ripresa  quando riesce a metterlo KO e a vincere l’incontro.

MENTAL COACHING: CONSIDERAZIONI SULLA STRATEGIA

Prima di Ali nessuno mai aveva visto un pugile “danzare” in tutti i sensi sul ring e con le corde. Una cosa fuori dal comune, inaspettata che a spiazzato Foreman e cambiato per sempre le convinzioni  storiche di questo sport. Se oggi può essere normale in caso adottare una strategia di questo tipo, lo si deve perché qualcuno  per primo ha osato sfidare consuetudini che non sono scolpite sulla pietra ma nelle menti degli addetti ai lavori considerandole sacre er per queste da seguire ciecamente.

Ali invece ci ha insegnato che nel rispetto del regolamento, quando sulla carta sei sfavorito o no, non importa e l’avversario è più forte di te, la tecnica e il fisico sono importanti e ti sosteranno fino a un certo punto.

Ali ha battuto Foreman sull’aspetto mentale e questo ha fatto di lui il più grande di sempre e chi vince ha sempre ragione, ovviamente. 

Mi sono chiesta però cosa fosse successo nel caso  in cui avesse perso.

Ho provato a immaginare una scena di questo tipo. I giornalisti che gli avrebbero dato addosso criticandolo per la scelta inopportuna e controcorrente. Che non avrebbe mai dovuto attaccare Foreman di dritto alla prima ripresa. Una scelta folle. Peggio poi usare le corde che, come tutti sanno, è assolutamente da evitare.

A prescindere dal risultato io invece vedo altre cose. Vedo la genialità di un atleta che pur sapendo di essere inferiore all’avversario ha avuto il coraggio di sfidare le convinzioni socio-culturali dello sport per dare a se stesso una chance di vincere.

Perché per uscire fuori dagli schemi, per dimostrare che alcune leggende metropolitane non sono sempre efficaci e che occorre cambiare mentalità ci vuole coraggio.

Molto coraggio.

E il coraggio non è di tutti. Come quello mostrato dal pugile Renato De Donato che con l’amore per il suo sport e per l’arte ha permesso a tutti noi di immergerci per una sera nel vero gymnasium dell’antica Grecia. Con il suo esempio ha dimostrato che lo sport non è separato dall’arte e insieme sono parte integrante dell’essere umano. Quando ancora oggi lo sport viene visto solo come un divertimento e non come un’attività seria al pari della scuola e dell’arte appunto che forgia il carattere.

Lo sport è arte!! Lo sport è cultura!!

EPILOGO: MENTAL COACHING – ESEMPIO DI ERRORE MENTALE CAUSATO DA UNA CONVINZIONE

mental coaching pugilatoAdesso posso confessarti e condividere  un errore mentale inconsapevole da me commesso per dare un esempio pratico  su cui riflettere. Io sono sempre la prima ad allenarmi… per questione di coerenza Foto Faccina Sorridente, Immagini E Vettoriali

Devi sapere che non ero mai stata prima di quella sera in questo spazio culturale. Per cui nella mia testa dal momento della prenotazione fino all’arrivo sul posto, si era creata l’immagine del teatro perché avevo codificato l’informazione come spettacolo teatrale. E nelle mie aspettative c’era uno spazio con la forma e la struttura di un teatro. Pertanto convinta di questo e rafforzata dall’immagine mentale sapientemente creata, la mente  ha allegramente ignorato tutte le altre informazioni.

mental coaching pugilatoQuesto errore di codifica ha fatto si che restassi sorpresa, meravigliata come quando a un bambino gli stai raccontando la favola più incredibile al mondo.  Perché di fronte a me si è aperto un altro scenario inaspettato: una palestra, super attrezzata con al centro un ring per professionisti.  A fianco una zona a indicare che li, il parquet dove tutti i giorni si allenano gli atleti, si era trasformato in un teatro.

Ho riso di me per un po’. Per l’inossidabile convinzione sostenuta fino a quel momento che mi sarei trovata indiscutibilmente di fronte a un teatro.

Nell’errore in pratica il mio inconscio mi ha regalato un’emozione davvero unica di cui non avrei goduto se avessi approfondito le informazioni. A livello ambientale poi risulta suggestivo che un racconto epico di pugilato fosse raccontato in un luogo vero e non scenograficamente ricostruito. Un vantaggio non banale per permettere allo spettatore di entrare dentro la storia stessa con un efficacia ancora più potente.

A mio avviso infatti per molti aspetti la potenza di una messa in scena a teatro e di gran lunga superiore rispetto al cinema o alla TV.

Il teatro apre l’immaginario mentale in modo diverso rispetto a un film dove le scenografie sono ricreate nei dettagli anche con il supporto del computer.

In teatro invece gli attori con il solo uso di parole, suoni e del proprio linguaggio del corpo, compiono l’opera d’arte di riuscire ad aprire negli spettatori l’immagine mentale. Davvero tutti ci troviamo di fronte a George Foreman e a Muhammad Ali. Siamo lì con loro il 30 ottobre del 1974 allo stadio Tata Raphael di Kinshasa, capitale dello Zaire dove la sfida più importante nella storia del pugilato sta per compiersi e dove Muhammad Ali diventerà il più grande di tutti. .

Grazie per aver letto fino a qui!!

Aurora

MENTAL COACHING – ARTICOLI SUGGERITI SU SPORT E TEATRO

PLYZEN: L’arte di praticare sport di Andrea Zorzi e Kataklò

TENNIS: Il Tennis a teatro|ll rapporto tra padre e atleta tratto da Open di Andre Agassi

CICLISMO: Il ciclismo a teatro| Tempi maturi… nella mente del ciclista

ARRAMPICATA: (S)LEGATI LA MORTE SOSPESA – L’ARRAMPICATA RACCONTATA A TEATRO

PUGILATO: Il Pugilato a Teatro: La strategia del più debole.

GINNASTICA RITMICA: Lo stato dell’Arte del gesto atletico nello sport: Il Golden Butterfly Gala di Ginnastica Ritmica

MENTAL COACHING – FILM E LIBRI CONSIGLIATI

il libro di Nroman Mailer attualmente è disponibile sono in lingua inglese

p.s. Se vuoi iscriverti alla mia newsletter ti assicuro che non riceverai spam. Detesto per prima lo spam fastidioso. I miei lettori ricevono ogni tanto qualche mail. Soprattutto per segnalare l’uscita di nuovi articoli.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Grazie

un abbraccio
Aurora

( immagine di copertina google, altre immagini sito web heracles gymnasium e foto originali evento Aurora Puccio)

 

Aurora Puccio
About Aurora Puccio
Ciao! Sono Aurora la mia filosofia è invitare le persone a guardare le cose da angolazioni differenti, partendo dall'atteggiamento mentale con il quale si osserva una situazione. Lo sport è la mia più grande passione insieme ad altre forme artistiche come teatro e scrittura, che in questi articoli si intrecciano con armonia per darti degli spunti sull'allenamento mentale.
Related Posts
  • All
  • By Author
  • By Category
  • By Tag

Leave a Reply

Your email address will not be published.