VINCE CHI MOLLA –
L’arte di lasciare andare
di Aurora Puccio
A volte lasciare andare le cose è un atto di gran lunga più potente della difesa o dell’attaccamento.
Eckhart Tolle – scrittore
Vince chi molla è una frase che letta con superficialità provoca una profonda orticaria ai neuroni degli sportivi tenaci. Soprattutto per chi è cresciuto con lo slogan non mollare mai, diventata una credenza socio-culturale installata a livello subinconscio, in compagnia di altre credenze più o meno funzionali alla causa.
Se stai iniziando ad aggrottare le sopracciglia in segno di disapprovazione, o a grattarti dal prurito suscitato dalla sopracitata orticaria, potrebbe esserti utile rischiare di rimettere in discussione questa credenza guardandola da un altro punto di vista e dando spazio a una nuova riflessione.
E se invece che motivante questo slogan fosse un limite? Ci hai mai pensato?
IL DUBBIO
Il problema con il mondo è che gli stupidi hanno assolute certezze e le persone intelligenti sono piene di dubbi
Bertand Russel
Lo ammetto. La prima volta che mi sono imbattuta nel Vince chi molla sono rimasta sorpresa. La reazione immediata è stata di rifiuto. Abituata a essere una guerriera dentro e fuori dal campo di gioco, per me era un concetto inaccettabile.
Per fortuna come sempre sono stata salvata dalla irriducibile curiosità di andare oltre a quelle semplici parole per comprenderne il significato. Mi sono chiesta: E se in tutti questi anni avessi avuto torto con la storia del non mollare mai?
Presa la decisione di volerne sapere di più mi sono documentata, confrontata, ho riflettuto e poi mi sono creata una mia personale idea sul tema.
Non desidero farti cambiare opinione. Desidero solo offrirti l’opportunità di eseguire insieme un allenamento mentale e scoprire quanto dovresti prestare attenzione alle credenze. Esserne consapevole di quelle funzionali e quelle da cambiare. Stesse credenze funzionanti in alcune occasioni specifiche nel tempo e nel contesto non sempre lo sono in un altro e circostanza differente.
Se sei pronto a metterti in gioco con curiosità e apertura mentale puoi proseguire con la lettura. Se invece Vince chi molla ti sembra una follia allora puoi interromperla qui!
Bene! se hai scelto di continuare in questo viaggio hai già fatto un passo in avanti. Tanto il peggio che può succedere è aver visto un altro punto di vista che può renderti libero di poter scegliere ciò che è meglio per te. Segnatela pure questa domanda quando hai paura di affrontare qualcosa. Sembra scontata invece è opportuna farsela sempre: qual è la cosa peggiore che può succedere?
Ricordati… sarai realmente libero solo se conosci, studi e ti informi per creare un tuo pensiero personale altrimenti resti in balia delle credenze socio-culturali diventandone schiavo inconsapevole. Pertanto non ti chiederò di prendere come assoluta verità quanto sto per descriverti.
La scelta finale sarà sempre e solo tua.
Prima di arrivare al nocciolo della questione del Vince chi molla inizio dal fornirti alcune definizioni generali partendo dal concetto di credenze e convinzioni.
CREDENZE E CONVINZIONI
“Sia che tu creda di farcela o di non farcela, avrai comunque ragione” – Henry Ford
Proprio così. Le credenze sono croce e delizia delle tue azioni. Da esse dipende tutto: la tua performance, la tua vita, le tue relazioni. Tutto. Che tu ci creda oppure no avrai sempre ragione
C’è però da fare una distinzione tra credenze e convinzioni.
Partiamo da quest’ultime. Secondo la definizione fornita dal vocabolario Treccani, le convinzioni sono delle certezze di carattere morale e intellettuale che hanno superato ogni ragionevole dubbio. Consolidate nel tempo sono ben radicate perché supportate e confermate dall’esperienza, da studi, informazioni e dati di fatto che ne sostengono la veridicità. Difficili da scalfire a meno che la persona interessata non sia disposta a cambiarle.
Ecco alcune esempi di convinzioni.
Alcuni scienziati erano convinti che la terra fosse piatta, altri ritenevano impossibile andare sulla luna o inventare una luce diversa dal fuoco o che l’uomo un giorno potesse volare come un uccello per buona pace di Leonardo Da Vinci 🙂 considerato all’epoca un visionario.
Nello sport, ad esempio, nessuno immaginava che un essere umano potesse correre i 100 metri piani in meno di dieci secondi o il miglio in meno di quattro minuti.
Tutti erano fermamente convinti dell’impossibilità, fino a quando non si videro frantumare tale convinzioni rispettivamente dall’americano James Ray Hines vincitore di due medaglie olimpiche ai Giochi Olimpici Messico 1968 con 9″9, e dal britannico Roger Bannister il primo a correre il miglio in 3’59″4 la cui storia inspirò il celebre film Momenti di Gloria.
Tieni conto che a queste convinzioni di carattere sociale vanno aggiunte quelle personali. Per cui puoi essere convinto che mangiare un chilo di dolci prima di una gara ti faccia bene perché tutte le volte hai eseguito una prestazione divina. Anche se dovremmo chiedere cosa ne pensa il tuo fegato
Oppure ti alleni tutti i giorni senza riposo perché sei convinto che riposarsi ti faccia perdere tempo anziché pensare al riposo come parte necessaria e integrante del processo di allenamento. Anche in questo caso dovremmo dare la parola al tuo corpo che lo farà a modo suo dandoti dei segnali spesso inascoltati perché la mente vuole sempre spingere oltre. Tanto lei che ci mette di suo… essendo virtuale!!
Le credenze invece secondo la Treccani è l‘atto di credere in qualcosa. Quando poi questa attitudine, un vero e proprio atteggiamento mentale, si consolida nel tempo assume la forma di una convinzione. Quindi un conto è credere in qualcosa e basta. Un altro è esserne fermamente convinti e certi che si tratti di una condizione immutabile.
Credenze e convinzioni pertanto supportano pensieri e azioni, e devono funzionare in maniera ottimale verso la direzione desiderata. Se non svolgono questa funzione, allora si parla di credenze e convinzioni limitanti cioè che limitano il processo di utilizzo delle risorse personali per raggiungere qualsiasi obiettivo.
In pratica è come essere pilota di una Ferrari e guidarla come una Fiat Panda degli anni 70 e il freno a mano tirato…
TIPOLOGIE DI CREDENZE
Le credenze possono essere di diversi tipi. Esistono quelle culturali generali legati all’ambiente, alla famiglia, alla nazionalità, alla religione, al denaro, al sesso, all’alimentazione e così via.
Nel caso specifico dello sport molte credenze sono legate a quelle che io definisco leggende metropolitane tramandate da generazioni e dure a morire. Alcune sono comuni a tutte le discipline altre sono particolari delle stesse. Come riconoscerle? Ad esempio quando cerchi di dimostrare che non esiste solo la forza per vincere ma se poco poco viene usata l’intelligenza agonistica si possono ragionevolmente vincere gare che sulla carta dovrebbero essere perse.
Onestamente guardare partite di tennis per esempio dove si sparano fucilate da bordo campo oltre a essere uno spreco energetico notevole non è neanche divertente. Cioè ormai nello sport il tutto viene portato all’esasperazione e ormai si crede che chi è più forte fisicamente vince. Davvero? La forza mentale e l’intelligenza agonistica dove le mettiamo?
Penso al povero Davide contro Golia. Secondo questa credenza era spacciato. Invece con una fionda… vedi cosa è stato in grado di fare.
Ancora te ne accorgi quando qualcuno ti dice che si è sempre fatto così e che non esiste altro modo. Oppure non appena il tuo pensiero diverge rispetto alla totalità delle persone dell’ambiente. Ti guardano come un alieno atterrato sulla terra. Non si aprono alla possibilità che esista un modo diverso e ugualmente efficace per ottenere risultati eccellenti. Non mettono neanche in dubbio la metodologia tradizionale. A meno che la notizia non sia una conseguenza di una moda di massa, come gli slogan, allora tutti a seguirli senza domandarsi se nella loro situazione è utile o dannosa.
Per farti ancora un altro esempio generale, ormai in qualsiasi sport l’età media per considerare un giovane atleta un ottimo prospetto, si è abbassata notevolmente. Se entro i sedici anni non hai ottenuto nulla di significativo sei fallito. Ovviamente dipende molto dalla disciplina perché ci sono sport meno longevi di altri.
Il punto è la credenza. Credere che a quell’età non si possa ottenere più nulla. In alcuni casi lo si pensa già all’età di undici anni. Fra poco stiamo arrivando all’età della nascita dove si è già troppo vecchi per praticare sport agonistico
Come, sempre collegata con l’età, si crede che se un atleta vince nella fascia tra i 10 e i 14 anni diventerà un campione. Ecco questo è un tipo di credenza sociale sportiva, che a me personalmente fa venire l’orticaria di cui sopra. Vincere a questa età non significa nulla. Un campione lo si vede nella distanza. Quanti talenti sono andati perduti perché si era convinti sarebbero stati dei campioni e invece hanno smesso per non aver retto la pressione di genitori, allenatori e società tutti accecati dal risultato perdendo di vista il lato umano dell’atleta?
Ricordo che un atleta è prima di tutto una persona. Se si vogliono ottenere risultati nel tempo occorre prestare la giusta attenzione anche alla persona.
Allora anche in questo caso ti faccio l’esempio di due atleti a cui era stato detto all’età di circa 17 anni, non essendo emersi rispettivamente nell’atletica leggera e nel basket, che potevano considerarsi ex agonisti privati di qualsiasi tipo di sogno. Per fortuna, i due futuri campioni, la pensavano in modo differente. Credendo in se stessi e in un modo diverso di pensare hanno trovato una nuova strada più adatta a loro.
La prima è Antonella Bellutti. Due volte campionessa olimpica di ciclismo su pista ai Giochi Olimpici di Atlanta 1996 e Sydney 2000, cominciò la sua carriera correndo i 100 metri ostacoli diventando giovanissima, primatista italiana juniores. Un talento fermato da un grave infortunio a cui fu prospettata una carriera finita in qualsiasi disciplina. Invece l’olimpionica che grazie all’atletica aveva scoperto la sua propensione alla multidisciplinarietà, coltivava anche la passione del ciclismo e nonostante la diffidenza, ha realizzato il suo sogno olimpico: per ben due volte.
Il secondo si chiama Gianmarco Tamberi campione del mondo indoor ed europeo di salto in alto nel 2016 che da giovane praticava basket ed era considerato una guardia di ottime prospettive. Poi a 17 anni decise di seguire le orme del padre, anche lui saltatore in alto e finalista ai Giochi Olimpici di Mosca 1980.
Pertanto, secondo la credenza socio-culturale sportiva, era già troppo vecchio per praticare una nuova disciplina con la speranza di ottenere risultati di alto livello. Eppure ha smentito tutti.
A queste credenze dobbiamo aggiungere quelle più recenti introdotte e alimentate dai mass media, dai social e basate sull’apparire piuttosto che sull’essere. Per cui esisti solo se sei social altrimenti sei out.
Per ultime e forse ancora più importanti, ci sono quelle personali. Cioè quelle nelle quali tutti noi siamo degli abili creatori di credenze con licenza di auto sabotare qualsiasi azione verso l’obiettivo. Quindi non ti preoccupare che non sei solo perché tutti ne siamo provvisti e almeno una volta abbiamo pronunciato frasi di questo tipo:
- Non sono capace
- Non mi merito di ricevere complimenti
- Gli altri sono più bravi di me
- Se non raggiungo i risultati sono un fallito
- Se vinco sempre mi devono scegliere per forza
- Non mi sento all’altezza
- Tutti ce l’hanno con me
- Non sono capace di imparare cose nuove
- Se mi vesto come gli altri allora mi accetteranno
- Non realizzerò mai niente
- Per divertirmi devo faticare
va bene così o continuo? No, perché nel caso dovrei fare un articolo a parte solo di queste credenze comuni a tutti a prescindere se si è in ambito sportivo, privato, lavorativo ecc. ecc. :-)!!
ESERCIZIO
“Si sceglie solo una volta. Scegliamo di essere guerrieri o uomini comuni. Non c’è una seconda possibilità. Non su questa terra.” -Il cammino del Tolteca-
Tutto chiaro fin qui? Bene! Adesso facciamo un esercizio. Prendiamo carta e penna. Se sei un nuovo lettore del mio blog è un’azione che richiedo spesso di eseguire perché il “gesto tecnico” dello scrivere (azione del corpo) è il modo attraverso il quale possiamo rendere concreto un allenamento mentale “astratto” ( mente). Quindi mente e corpo sono in perfetta sincronia.
Dicevamo carta e penna, no digitale perché mette a dormire i nostri fantastici neuroni già troppo pigri.
Ecco le istruzioni:
- In una facciata del foglio scrivi in massimo cinque minuti una situazione del passato in cui hai applicato la strategia del non si molla mai ottenendo un risultato strepitoso. Cerca di ricordare luogo, data, circostanza, persone, sensazioni e le difficoltà sostenute che quasi ti stavano facendo abbandonare l’impresa e che hai superato egregiamente con questa strategia.
- Terminato il tempo gira il foglio senza sbirciare…ti raccomando 🙂 e adesso pensa a una situazione in cui ti sei ostinato a restare credendo che le cose potessero cambiare e non sono mai cambiate perché dipendevano anche da circostanze esterne e ti sei detto, con il senno di poi: forse avrei fatto meglio a non perderci tutto questo tempo. Per raggiungere il mio obiettivo avrei potuto trovare una strada alternativa anziché intestardirmi con il “non mollare mai”. Come prima descrivi luogo, circostanze, persone. Soprattutto quantifica in giorni, mesi…o anni impiegati per capire che non fosse la situazione giusta per te.
- Adesso rileggi senza giudicarti quanto scritto nel primo e nel secondo foglio. I tuoi neuroni inizieranno a creare dei collegamenti con analoghe situazioni già vissute dove sono stati replicati gli stessi identici errori. Segna tutto in un nuovo foglio di carta. Ti deve essere ben chiaro che ogni volta le circostanze si ripetono e presentano gli stessi segnali. Sempre. Se tu diventi abile a riconoscerli, ti dai l’opportunità di sapere per tempo quale delle tue strategie mettere in atto. Non si tratta di un metodo infallibile. Tutto può succedere. Si tratta di un allenamento consapevole di sapere quando è utile per te in certe occasioni non mollare mai, quando invece saper lasciare andare ed essere vincente nell’atto di mollare la presa.
A supporto di questo esercizio puoi integrarlo con la lettura e la messa in pratica dei principi dei 4 accordi dello scrittore messicano Don Miguel Ruiz e derivante dall’antica saggezza tolteca qui di seguito sintetizzati così:
- Si impeccabile con la parola perché la parola è il potere con cui crei le tue credenze.
- Non prendere nulla in modo personale perché facendolo si soffre gratuitamente
- Non supporre nulla perché tutte le supposizioni rischiano di assumere le sembianze di una credenza
- Fai del tuo meglio per mettere in pratica tutti i 4 accordi senza preoccuparti della qualità degli sforzi.
Ti suggerisco nella pratica di scriverli anche questi su carta e per un certo periodo di tempo metterli in un punto visibile perché ti ricordo che la mente lavora per immagini 🙂
Fatto? Ok adesso sei pronto per il Vince chi molla
p.s. se non hai fatto l’esercizio io non lo verrò mai a sapere e non è a me che devi rendere conto ma a te stesso perché in quel caso ti stai prendendo in giro da solo 🙂
VINCE CHI MOLLA
Se c’è un elemento deleterio alla tua performance o altri ambiti della vita, è l’attaccamento alle situazioni passate o a quelle presenti che in cuor tuo sai non potranno mai cambiare ma ci speri sempre e non molli. Pensa adesso al Vince chi molla…
Pensa se avessi lasciato andare via quella situazione al suo destino perché tutte le difficoltà, i bastoni fra le ruote erano dei segnali non colti di cambiare direzione. E quando ciò non accade la vita ti presenta un segnale enorme. Di quelli impossibile da ignorare perché sottotitolati come la pagina 777 del televideo :-).
Giusto perché vuole essere sicura che tu abbia capito.
Un gioco molto strategico e mentale dove allenare la mente a saper scegliere quando è il caso di usare l’una o l’altra strategia è il bellissimo gioco degli scacchi. L’ho imparato da bambina e me ne sono innamorata subito.
A quel tempo, non sapevo quanto questo gioco mi sarebbe stato utile anche nella pratica degli sport successivi proprio perché allenava la mente a essere veloce nel leggere una situazione che cambiava di continuo, mossa dopo mossa, cercando di mettere in pratica la mia strategia tenendo conto anche di quella dell’avversario tutta da scoprire. Un gioco fantastico…
Qui sei costretto durante la partita a dover costantemente scegliere tra non concedere spazio di manovra all’avversario oppure cedere dei pezzi, anche molto importanti, pur di raggiungere il tuo obiettivo.
Alle volte ti accorgi che nonostante l’impegno ti trovi in una situazione di stallo dove non puoi più far niente e la sconfitta è evidente. Allora, negli scacchi si usa un gesto molto significativo: il giocatore che ha capito di trovarsi in una situazione senza via di uscita, pur non essendoci ancora lo scacco matto definitivo, lascia cadere il proprio re in segno di arresa inevitabile piuttosto che farsi uccidere dall’avversario.
Forse pensare in modo diverso dal non mollare mai e con il Vince chi molla ti avrebbe aiutato a risparmiare tempo prezioso.
Sai cosa ti impedisce di adottarla? il fatto che la credenza non mollare mai è collegata a un’altra credenza: Se mollo sono un fallito. Hai capito queste credenze che funzionano come le ciliegie? Una tira l’altra.
La buona notizia è che se tu ti sei impegnato con tutte le tue forze a raggiungere l’obiettivo e non ci sei riuscito non sei fallito. Non lo sei perché ci hai provato. Ci vuole più coraggio a inseguire un obiettivo che a restare comodi sul divano ad aver paura di fallire perché di certo si è falliti a non muoversi. Se proprio vogliamo usare questo termine così inflazionato che i bambini ancora devono imparare a camminare e pensano già di essere falliti se non rientrano nei canoni di una tabella sociale prestabilita… 🙂
Vince chi molla. Lascia andare una situazione ostile dove hai la sensazione di essere un criceto che corre a vuoto e replica le stesse dinamiche senza che nulla cambi. Di sicuro dovrai ringraziarla per ciò che ti ha insegnato.
A quel punto, esaurito il suo compito, è inutile forzare se la strada è sbarrata. Restare testardi non ti serve a nulla. Quello che ti occorre è un cambiamento. Pur portando con sé molta paura nell’affrontare l’ignoto è fonte di una nuova energia utile per uscire da una situazione di stallo molto pericolosa.
Se molli…avrai vinto 🙂
CONCLUSIONE
L’allenamento è terminato e prima di lasciarti proseguire nel viaggio del tuo gioco interiore che potrai approfondire con i film e libri consigliati a fine articolo, ti svelo l’origine del tema qui trattato.
Vince chi molla è il titolo preso in prestito dalla bellissima canzone di Niccolò Fabi qui allegata dalla quale ho tratto ispirazione per riflettere sul concetto di essere vincenti anche quando si sceglie di mollare.
Adesso sai che esiste un’alternativa al non mollare mai. Ne conosci la finalità e sta a te usarla nella vita di tutti i giorni. Dovrai essere abile a comprendere quale delle due strategie ti è utile in quel momento. Questo comporta uno studio su di te, su come ti approcci alle difficoltà attingendo dall’esperienze passate di certo troverai degli elementi comuni che nel tempo si sono ripetuti un sacco di volte.
E se sei ancora troppo giovane per crearti una statistica sfrutta le storie, le biografie non solo sportive. Noterai come le stese cose capitate a te sono successe in tempi, luoghi e modi diversi anche ad altre persone.
Buona riflessione e soprattutto buon allenamento mentale
Aurora
FILM E LIBRI CONSIGLIATI
p.s. Se vuoi iscriverti alla mia newsletter ti assicuro che non riceverai spam. Detesto per prima lo spam fastidioso. I miei lettori ricevono ogni tanto qualche mail. Soprattutto per segnalare l’uscita di nuovi articoli.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Grazie
un abbraccio
Aurora
(le immagini sono tratte da google sono CCBYA, canvas, pixabay)
Leave a Reply